Didoo

Riemersione

Dopo settimane di lavoro intenso, posso ora riprendere fiato (per altre setttimane intense, s’intende) e trovare il tempo di postare qualcosa. Le cose che avrei da dire sono moltissime, e riguardano quella “zona grigia” (come direbbe un amico) fra il lavoro e la vita. Ho iniziato il 2008 sotto l’insegna del motto “stiamo cambiando”, e il numero di ore straordinarie dedicate ai progetti in ballo mi stava mettendo qualche forte dubbio sul fatto che le cose stessero veramente cambiando.
Poi invece ho capito in cosa consisteva questa mia transizione: nel profondo cambiamento che sto maturando. Oggi non è più il lavoro che entra nella mia vita, ma sto facendo entrare la mia vita nel lavoro. Lavoro in modo diverso, perchè vivo in modo diverso. E’ anche per questo che ho messo da parte l’idea di andarmene in America. Perché non me ne stavo andando da uno Stato, quello italiano, ormai sull’orlo di un declino, ma da me stesso, dalle responsabilità di un impegno (civile, etico, morale, di fede – metteteci quello che volete) affinché un giorno dopo l’altro, un centimetro dopo l’altro, le cose cambiassero. Non stavo emigrando, stavo fuggendo (poi nulla vieta che in America ci vada lo stesso, eh! ma ci andrei per poi tornare…).
Invece incontrare persone davvero speciali (Ernesto Hoffman e Andrea Pontremoli ai Bardi Web Awards, l’agente dei rugbisti Cristiano Turri, lo spettacoloso Marco Paolini, per non parlare delle persone conosciute durante queste ultime settimane, davvero straordinarie) mi ha fatto capire che stavo confondendo la vita “vera”, fatta di persone con cui lavoriamo spalla a spalla, con quella “percepita” dai media e dalle televisioni, fatta di una classe dirigente da buttare al macero.
Quindi eccomi qui: mi avrete in mezzo ai piedi ancora per un po’. Ma cambiato (speriamo in meglio).

Ah sì, a proposito: sono online le mie ultime realizzazioni www.multiutility.it e www.ilfoglio.it (quest’ultimo ancora un work-in-progress).

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