Italian IA Summit 2007 - “Impressioni d'uso”

Di seguito trovate alcune mie riflessioni, pensieri e annotazioni raccolte in una camera d'albergo al termine di una giornata abbastanza densa di input e… informazioni (ça va sans dire). L'intento non è quello di fare il trascript dell'evento, ma solo riportare (ripeto) le mie personalissime impressioni. Il tono volutamente sdrammatizzante (c'era gente che faceva il live blogging dell'evento!) e alcune impressioni critiche sui relatori e sui partecipanti non vi traggano in inganno: il livello qualitativo era ottimo, davvero raro in un panorama come quello italiano dominato da eventi markettari (leggi Adobe/Macromedia e Microsoft, i primi che mi vengono in mente), specie su argomenti e tematiche come quelle affrontate oggi.

Cristiano Rastelli / Area Web - 16/11/2007


Giorno 1

Sono arrivato con l'idea di partecipare a qualcosa che parlasse di utenti, di interfacce, di interazione, di contenuti, di design (che i miei interessi abbiano condizionato le mie aspettative?) e invece mi sono trovato con persone che maneggiano di tassonomie e folksonomie, di faccette e di card-sorting, di social bookmarking e di tagging.

Eric Reiss - Invention, Innovation, and the Future of IA

Il programma della giornata è stato aperto da Eric Reiss, a quanto dicono (non lo conoscevo) un guru della IA con un passato quasi epico. Con poche e semplici slide (il perchè lo sottolineo vi sarà chiaro fra poco) il suo intervento si è focalizzato sulla differenza fra ricerca/invenzione e innovazione: la prima si occupa di creare conoscenza, la seconda di usare la conoscenza acquisita, talvolta in modi imprevisti o completamente nuovi.

Alcune note che ho preso "al volo":

Ex-post, sicuramente il più interessante panel della giornata, quello più nelle mie corde. Quello che portava in sè il seme della genialità, della creatività, dell'intuito, del "bello" come valore in sè. A differenza degli interventi successivi, questo ha scaldato il cuore, ha fatto riflettere molto ma molto, mentre gli altri interventi sono stati "tecnici", senza il minimo germe di creatività, senza che la parola "utente" prendesse mai la forma e il calore di un essere umano, concreto e non astratto, platonico direi; senza che mai l'aspetto di un sito web si discostasse dalla sua funzione (non dico dalla funzionalità) per avvicinarsi all'estetica o al design. Unica nota di demerito, se così si può dire: Eric Reiss ha passato in rassegna alcuni siti web, criticando la scarsa innovazione ed estetica del layout, e poi vai sul suo sito e ti accorgi che usa le tab di navigazione verticali, perdipiù con il testo "al contrario".

Dopo questo intervento, nella mattinata si sono succeduti altri interventi comunque interessanti, ma viziati o da slide riempite all'inverosimile di testo (che per gente che si occupa di IA non è un bel biglietto da visita) o da slide troppo ricercate nella forma (ah, a proposito: nell'IA va da paura il testo bianco su fondo completamente nero, regolatevi).

Segnalo fra queste la simpatica ricerca di Cristina Lavazza e Andrea Fiacchi dal titolo "Confusi e felici: il Web 2.0 e le nuove sfide cognitive di Internet", uno user-test su un campione di 10 giovani e 10 adulti e le loro reazioni all'uso di interfacce cosidette Web2.0 (Twitter, Technorati, Flickr) i cui risultati hanno evidenziato come su tutti hanno regnato disorientamento e insoddisfazione (delle interfacce, ovviamente: Twitter la peggiore, Flickr la migliore delle tre).

Ammirazione e invidia per Luca Mascaro, owner e user experience architect di sketchin, una bella società svizzera (il portfolio dei lavori è considerevole): giovane, competente, già arrivato lontano. La sua presentazione verteva su un progetto sperimentale di classificazione tramite tag di risorse dedicate a utenti specializzati, denominata FaceTag, e sull'implementazione della user-interface del sito web di tale applicazione.

Il pomeriggio si è invece aperto con una presentazione di Jess McCullin, dedicata al Business of Experience, ovvero (credo, è stata una presentazione un po' criptica non tanto in cosa è stato detto, ma nelle conclusioni che si intendeva trarre) al modo in cui la user-experience permette di aumentare la propria influenza all'interno del proprio luogo di lavoro, o sui propri clienti (al punto da consigliare di fargli delle slide se un cliente te lo chiede, così diventi non solo un fornitore di servizi, ma un partner... mah!), il tutto espresso in slide con poco testo, sì, ma scritto A CARATTERI CUBITALI! Per un attimo mi è sembrato di stare in un corso motivazionale o di multilevel marketing.

Alberto Mucignat (molto simpatico) ha affrontato il discorso di come oggi i motori di ricerca siano diventati addirittura le vere "homepage" dei siti (per certi versi ha ragione, gli utenti partono da lì per arrivare al nostro, no?) e di come il fatto che le landing-pages di una ricerca non siano necessariamente la homepage, e quindi di come tutte le pagine di un sito diventino fondamentalmente delle homepage, e come questo scardini completamente il concetto di gerarchie all'interno del sito, e di come richieda che le pagine non siano solo foglie (di un menu di navigazione) ma loro stesse punto di ingresso verso altre pagine del sito web. Ha mostrato uno schema di sito web, prima gerarchico e con i collegamenti classici homepage (1) -> catpages (n) -> subpages (n*m), poi invece destrutturato, con solo i cross-link fra le pagine, e i punti di ingresso dai motori, e la cosa è stata scioccante, almeno per me, e mi sta facendo riflettere non poco sul modo di "ragionare" la struttura di navigazione di un sito. [Slides disponibili su slideshare]

Un intervento interessante è stato quello di Stefano Dominici intitolato "Progettare la IA con personaggi e scenari", che ha presentato un "caso vissuto" di progetto di user-centered design per la realizzazione di un sito web di un noto cuoco (fra l'altro a bassissimo budget, cosa che ha inquietato non poco la platea, al punto che ad una sua affermazione che paga lo sviluppatore 20€ all'ora me ne sono uscito con un commento "lo paghi troppo poco" intendendo in realtà "vi fate pagare troppo poco", per cui me ne scuso). Sono rimasto colpito dall'altissima qualità del materiale prodotto e dall'analisi effettuata a monte dello sviluppo, tenuto conto poi che è stata fatta solo ad uso interno, visto che il committente aveva dato carta bianca (la grafica complessiva del sito magari un po' risente delle limitazioni del budget e dello scarso materiale fornito dal committente). E il tutto rispettando una dead-line pazzesca di 30 giorni solari. Purtoppo il tempo a disposizione è stato limitato, quindi non ha potuto approfondire le tematiche legate all'impiego di "personaggi" nella realizzazione dei progetti, peccato perché è una cosa che mi affascina moltissimo, e della quale comincio a vederne applicazioni concrete nel lavoro di ogni giorno. [Slides disponibili su slideshare]

Un altro intervento brillante è stato quello di Peter Van Dijck (il nome del cui blog - poorbuthappy.com - è tutto un programma) dal titolo "Global IA: How to Organize Global Websites". Tema della presentazione, come gestire siti multilingua in presenza non solo di "lingue" diverse, ma sopratutto di locale diversi, di tradizioni e culture diverse (si possono ordinare alfabeticamente le lingue latine, ma per quelle ad ideogrammi, come si fa?). Ha portato alcuni esempi significativi usando la homepage di Google per diverse nazioni (Belgio, Corea, Cina, ecc.) e mostrato come il modello di base è globale (=standardizzazione) ma contaminato da eccezioni locali.

Vediamo domani dove ci porterà questo viaggio. Buonanotte.


Giorno 2

La mattinata è partita in salita, e non solo per il "freddo becco" che faceva. Le presentazioni sono scivolate via abbastanza stancamente, e ho colto l'occasione di quelle davvero noiose per leggermi un po' di blog arretrati.

Dario Betti, Stefano Bussolon e Luca Rosati (mente e organizzatore dell'evento, giovanissimo fra l'altro) hanno presentato i risultati della prima fase del progetto Trentinosociale.it. In questo progetto è stata impiegata la tecnica di card-sorting attraverso una applicazione web realizzata ad-hoc, nella quale è stato chiesto ad un campione significativo di utenti volontari (oltre 800) di individuare le descrizioni ritenute più significative per descrivere le attività sociali fornite dalla provincia trentina, e successivamente di catalogarle in 6 macro-gruppi. In questo modo è stato possibile individuare le tag di classificazione delle pagine che verranno realizzate e messe a disposizione del pubblico, e le macro-categorie sotto cui verranno raggruppate. La presentazione è stata molto esaustiva (il progetto non è ancora ufficialmente online) e anche la preview del sito che ci hanno mostrato era molto benfatta (unico dubbio: perchè i link non sono sottolineati?): semplice, chiara ed intuitiva. Unica nota di demerito: l'interfaccia utente dei form del survey svolto verso gli utenti: assolutamente non user-friendly (LukeW avrebbe molto da ridire).

La giornata, partita sottotono, si è tuttavia conclusa con un bellissimo intervento di Joe Lamantia, altro guru della IA a me ignoto. La sua presentazione è stata molto bella, sia dal punto di vista meramente "tecnico" (slide perfette, tempistica idem) che da quello dei contenuti. Anche se non concordo con la sua "speculazione", come lui stesso l'ha definita, sull'idea di multi-experience, di multi-identity, di multi-skill (l'uomo, e in special modo il suo cervello, non sono multi-qualcosa, ma una miscela entropico-quantistica di moltissime cose, che non possono essere scisse e isolate singolarmente) l'effetto finale che ha fatto su di me è stato quello di una profonda messa in discussione di molte conoscenze e certezze ormai date per acquisite: una sua frase, "destinations are nodes", mi ha riportato all'analisi fatta da Alberto Mucignat il giorno prima, sull'idea di siti web destrutturati; la slide in cui presentava molte delle idee, dei concetti, dei termini attualmente in uso e sottolineava come ormai fossero superati da oltre 7 anni in America ha scosso non poco la platea, sostituite da una serie di concetti e definizioni delle quali non avevo mai nemmeno sentito parlare; l'esigenza di pensare a prodotti e servizi multi-culturali e multi-etici si è collegata all'intervento di Peter Van Dijck del giorno prima, sulla necessità di essere globali; l'invito ad elevare le proprie competenze e renderle il più possibile trasversali, al contrario di quanto si fa oggi con la specializzazione sempre più estrema, mi ha dato non poco da pensare. E anche in questo caso, la giovinezza del relatore ha fatto breccia nel mio ego ;-) oltre a sottolineare ulteriormente (per quanto possa essercene bisogno) quanto sia crescente la distanza che separa il nostro continente dall'America in questo settore (perché negli altri invece...). Spero renda possibile quanto prima le slide, per riguardarle, rifletterci e ragionarci con calma. [Slides disponibili su slideshare]

E dopo gli ultimi saluti di rito, i ringraziamenti e una sessione di Five Minute Madness, la platea si è lentamente svuotata. I commenti che ho sentito in giro sono stati tutti positivi. Sicuramente il livello è stato molto alto, sia degli interventi dei relatori che le domande rivolte loro dal pubblico. Non posso che dirmi molto soddisfatto di questa 2 giorni di full-immersion nel mondo dell'architettura dell'informazione. Sperando che possano esserci altre occasioni in futuro.


Note di colore

Note a margine