Didoo

Un nuovo inizio

(OK, un po’ melodrammatico come titolo; ma non mi viene un’altra metafora)

This post has been translated in English.

Oggi sono successe in sequenza tutta una serie di cose (non è importante quali, credetemi) che hanno messo fine a un periodo di incertezza, di fastidio, di insoddisfazione personale, che durava da un po’ di tempo, e che era chiaramente percepibile anche solo osservando il numero crescente di rant (qui e sui diversi social network che frequento) in cui mi lasciavo trasportare.

Le guardo, ci ripenso, e mi rendo conto che in qualche modo, una alla volta, nel corso di una sola giornata, hanno sbloccato qualcosa, portato ad accettare l’idea di dover cambiare.

Siccome questo blog ha sempre raccolto tutti i momenti importanti della mia vita (che fossero importanti, l’ho sempre scoperto o capito dopo) provo a buttar giù – un po’ di getto, un po’ di pancia – questi miei pensieri. Anche perché se solo volessi scriverlo domani mattina, questo post, non verrebbe uguale.

Perché in fondo un blog ha la stessa funzione di quello che era una volta il diario: le cose le scrivi innanzitutto per te, per buttarle fuori e così facendo elaborarle, smontarle, capirle, fermarle e poi andare avanti.

Quindi, che cosa ho capito, oggi.

Community

La community dei web-developers, front-end developers, developers in genere – così come la intendo io – non esiste più. Non esiste più il senso di community con tutto il suo portato di etica e responsabilità e principi, che ho conosciuto e vissuto in prima persona tanti anni fa. Oggi ci sono tante community, più o meno grandi, più o meno impegnate e attive, più o meno inclusive (o esclusive), ma queste community sono solo la somma di tanti individui, ognuno con i suoi obiettivi (e i suoi tornaconto personali, in molti casi). Bellissime community, eh, intendiamoci, stupende. Piene di persone meravigliose, eccezionali. Ma non quel tipo di community che ho conosciuto tempo fa, e che hanno portato il software e la rete ad essere quello che sono oggi. Software e rete di cui tutti noi fruiamo, godiamo e peschiamo a piene mani (dimenticandoci tuttavia da cosa sono nate).

Rimanere attaccato a quell’idea di community però, oggi, non ha più senso. Mi spingo a dire che forse è addirittura nostalgico, quasi a voler guardare al passato e ai bei tempi che furono, per non voler ammettere di essere invecchiato (e superato?). E vivere in queste community e relazionarsi con gli altri usando un metro di giudizio sorpassato, mi sono reso conto è semplicemente ridicolo.

Quindi goodbye community. Quel tipo di community che ho in mente. Non mi aspetto più molto da te, e non aspettarti troppo da me.

Change

Ho sempre pensato che le persone possano cambiare. Che il mondo (perlomeno, quello attorno a sé) possa cambiare. Ho sempre fermamente creduto che si possano cambiare le persone e le cose (e che ognuno di noi può farlo). Perché se così non fosse, non ci sarebbe più alcuna speranza: in persone migliori, in un mondo migliore, fondamentalmente nel futuro.

Ma oggi ho anche capito che non si possono cambiare le persone che non vogliono essere cambiate. È una battaglia persa (non in partenza, ma alla lunga) che lascia sul terreno loro e te stesso.

Perché nella maggior parte dei casi nessuno ti ha chiesto nulla, e sei tu che ti sei imbarcato in una lotta contro dei mulini a vento, che nella maggior parte dei casi non vogliono altro che esser lasciati in pace (e fra le altre cose poi passi per rompicoglioni).

Quindi goodbye spirito da crocerossina. A disposizione se vi serve una mano o una spalla: sapete dove trovarmi. Ma per favore chiamatemi voi, ok?

Happy

In tutta questa storia c’è comunque un happy ending. Ed è il fatto che ho deciso di (ri)cominciare a fare le cose che piacciono a me, che rendono felice me, che sono utili per me. Non perché “è giusto farle”, perché aiutano qualcuno, per senso di dovere o responsabilità verso (di volta in volta) il team, la community, l’industria IT, ecc. ecc.

Quindi welcome Sass, Web-Performance, React. Welcome (back) fare lo speaker e chissà magari anche organizzare qualche evento. Welcome a quant’altro mi verrà in mente di fare.

Purché sia per me.

E non lo dico con il cuore leggero, credetemi. È da molto tempo che questa cosa stava lì, in attesa di essere risolta: dire “purché sia per me” è egoismo? Beh, ho imparato oggi che è la cosa sensata da fare, la migliore da fare per me e per gli altri.

Ciao a tutti, ci si vede in giro.


Update #1: che poi, a ben pensarci, non occorre un genio a capirlo: le community di una volta erano gruppi di persone legate dalla stessa passione, quelle di oggi sono legate dallo stesso lavoro.

Update #2: citando Francesco Fullone, “non è farsi desiderare ma è fare le cose con un po’ di, sano, egoismo. Di quello che da soddisfazioni perché le energie spese sono rivolte, anche, verso se stessi.”

Update #3: sembra sia sempre più un sentimento comune il mio, in questi giorni: https://tobiastom.name/articles/things-will-not-change (btw, lo stesso che ha scritto questo, e che avevo citato qui).

Go to blog index