Didoo

Post Agile

Una riflessione in pausa pranzo, nata da una discussione fra amici

This post is in Italian :)

Oggi in pausa pranzo ho provato a rispondere ad alcuni amici, con cui stavamo discutendo (anche) di Agile. Ho buttato giù alcuni pensieri al volo, ma mi sono venuti così bene che ho deciso di condividerli qui (anche se in italiano).

E’ una cosa su cui sto riflettendo molto in questi ultimi tempi – i principi dell’Agile – e le frasi mi sono venute fuori di getto, senza pensarci, perchè evidentemente era qualcosa che avevo dentro e che avevo bisogno di buttare fuori, mettere nero su bianco.

Spero non me ne vogliano, i miei amici, se scrivo qui anziché in chat :)

Un amico: “mode… semplici banali mode che hanno fatto arricchire quei pochi che si sono spacciati come Filosofi di un nuovo modo di pensare e hanno fatto di tutto per far credere al mondo che tutto il resto al di fuori del loro modo di pensare era Sbagliato”

Ennò qui ti devo contestare: ci sono rivoluzioni, ci sono evoluzioni, ci sono cambiamenti rapidi, ci sono mode, ci sono hype.

Agile in questo senso non può (almeno per me) essere classificato come moda o hype: ha davvero cambiato il modo in cui pensiamo (piaccia o no), non puoi più prescindere da esso o far finta che non sia mai esistito.

E la ragione è che alla base del manifesto (e prima ancora dei principi) agile ci sono principi universali (o di buon senso, se preferisci), ci sono cose legate a come siamo fatti, in profondità come esseri umani intendo, a come funziona il nostro cervello, ai nostri comportamenti innati come animali, mammiferi, primati, sapiens.

agile-principles

Per questo “Agile ha senso” ed è stato universalmente accettato: perchè fa appello a cose che dentro di noi sappiamo che sono vere. Voglio dire, chiunque legga “The most efficient and effective method of conveying information team is face-to-face conversation”? Voglio dire, lo direi anche a mia mamma e mia sorella se hanno litigato e non si parlano da giorni.

Tutti lo sappiamo, eppure la nostra pigrizia, il nostro essere imperfetti (developer, manager, designer, calzolai, politici, coltivatori di caffè, astronauti) fa sì che “col cazzo che mi metto nella stessa stanza con i developer e “perdo” due ore a capire questa cosa, a decidere assieme se ha senso”. Anzi peggio: “sono lo stakeholder? avrò diritto a scegliere la direzione? e allora decido io!” (cit.)

Agile ha a che fare con il bene e il male, con il giusto e lo sbagliato, con il meglio e il peggio (compresi di noi stessi). Per questo ha preso così fortemente piede, con tutti (dal recruiter al developer al designer – Lean UX anyone? – al project manager su su fino al top management). Perché fa appello a cose che condividiamo, sappiamo essere giuste. Solo, non si chiamano Agile.

Poi che Agile sia stato snaturato e sia diventato un hype è fuori discussione (ripeto: ho visto con i miei occhi una signature in un email con “Agile Recruiter”!!) ma questo è stato il prezzo da pagare alla massificazione (é diventato “commerciale”, un po’ come i gruppi che poi hanno successo).

Ma allora, tutte quelle aziende e le realtà che pur non “facendo Agile” stanno anni luce avanti a tutti (Google, Facebook, Github)? Sono convinto, sono profondamente convinto che anche se non “fanno Agile” in realtà sono Agile” sono post-Agile, nel senso che ne hanno semplicemente interiorizzato i principi, sono profondamente ispirate da esso ma sono andati oltre, usano la sostanza e non le apparenze (grazie Alberto e Uberto).

Nei principi alla base in cui si muovono, in cui scelgono i processi interni (di design, di sviluppo, di organizzazione). E non è un caso che Google se ne esca con processi come i Design Sprint, Facebook tiri fuori dal cilindro una cosa come React, Github faccia un refactoring del “merge”  senza un singolo glitch.

Il problema è in chi ha scambiato i principi dell’Agile con le pratiche e i riti dell’Agile: “Ehi, vedi? Faccio standup, uso Jira*, quindi sono Agile”. – * (giuro, l’ho letto in due diversi CV stamattina).

Agile è morto? Non lo so (sicuramente non sta bene). Siamo già al Post Agile? Credo di si, nel senso che c‘è una domanda profonda dietro questa sigla, ed è “Cosa facciamo adesso?”. Non ho una risposta. Ma so per certo che i principi dell’Agile non sono mai stati così vivi in me. E che qualunque cosa arriverà o sarà nel futuro, non potrà per me fare a meno di essi.

(OK, fine della filippica, torno a lavorare!)

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